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A volte, le radio al mattino trasmettono… non solo canzoni!

Cosa sarà…

 

E’ da una settimana che ho riascoltato, per caso, una canzone alla radio. L’effetto che ha avuto, oltre che ad essere identico a quando uscì, non so quanti anni fa, è ancora lo stesso. Purtroppo, mi viene da aggiungere.

“Cosa sarà, che fa morire a vent’anni anche se vivi fino a cento?” o anche “Cosa sarà che ti fa comprare di tutto anche se è di niente che hai bisogno…”.

Queste domande me le facevo allora e le ho ancora oggi. Pure le risposte sono sempre vane, vaghe, o se ci sono, sono quelle “spiacevoli” da accettare.

Ma anche, “cosa sarà” che ti fa svegliare già con la luna di traverso, che non riesce a darti la forza necessaria per affrontare la giornata con il sorriso sulle labbra o che ti mette ansia in ogni situazione?

Sì, vero, possono essere questi tempi caotici, questo perenne gioco di incastri di cose, da far quadrare, combinare come il lavoro, la casa, gli impegni, un minimo di pubbliche relazioni, si, ma a discapito di cosa?

E poi ai tempi della canzone di Dalla e De Gregori i tempi erano meno frenetici, no?

Manca l’entusiasmo, un po’ di sano egoismo che, in modo rivoluzionario rispetto ai questi anni, ti metta nella posizione di essere tu, davanti a tutti, non per puro spirito competitivo ma solo per cercare o per lo meno, provare (ecco la frase banale che arriva) a stare bene con te stesso per poi stare bene in mezzo agli altri (no, non è lo spot di un deodorante).

Per dirla breve non “devo fare così perché gli altri direbbero” o “devo dimostrare agli altri che sono valido, anzi non inferiore a nessuno”, non “devo fare…” ma obbligarsi ad avere un momento per se, che sia un disco da ascoltare, un libro da iniziare, un film da vedere.

Tutte cose che ho sempre cercato di fare, a volte contando i giorni che mancavano all’uscita di un disco, di un film ed ora invece? Ora invece i cd restano li, ancora con il cellophane, i film si, si vedono (ma mi addormento), i libri… belli, a volte, come soprammobili.

Allora vuol dire che non ci siamo, che stiamo “non vivendo”. Magari viviamo per gli altri ma non per noi stessi.

Insomma, cercare in qualche modo una sorta si realizzazione, un senso alle cose nonostante che, sul senso della vita e delle singole giornate, del perché si accettino lavori che non gratificano, relazioni che non sono più vive, rapporti che vanno avanti per abitudine, non si finirà mai di scrivere, proponendo ognuno la propria ricetta (in)fallibile.

La frase ha molto del banale, dello scontato, ma più passa il tempo e più sono certo che la continua insoddisfazione, quel continuo senso di inadeguatezza e all’altezza, porti, ma senza nemmeno  accorgersene, pian piano, inesorabilmente, dentro un vortice o peggio, dentro ad un pantano talmente appiccicoso da restarti addosso.

Oltre ad avere il potere da neutralizzare qualsiasi tentativo di uscita, di cambiamento, di apertura.

Ci vorrebbe un supereroe. Anzi no, basta un uomo qualunque ma che sia libero: di fare, agire ma soprattutto di pensare, che sia sereno.

No, non sono un anziano che si ferma a pensare a quello che non ha concluso nella vita, alle occasioni perse, invece di stare a pensare a quelle che potrebbero arrivare. Ma… capiteranno o bisogna fare che capitino? Caso o artefici del proprio futuro?

Basta essere stanchi di tutto quello che si è fatto e sopportato fino ad ora?  Basta accettare che sì, va bene sperare, tenendo sempre presente quanto faccia male però avere delle aspettative, dato che basta un niente, per far crollare tutto?

Ma soprattutto, che fare quando realizzi che, sarà pure terra terra, ma senza soldi non fai e non vai da nessuna parte e tutto e tutti sembrano essere lì, a puntare il dito, perché  sei “diverso”. Si, il termine è davvero brutto o forse inopportuno in questo contesto, ma a ben pensarci se non hai soldi dimentichi i viaggi e le esperienze che essi ti regalano, non puoi coltivare i tuoi hobby, volendo non potresti mangiare ne biologico ne equosolidale visti i prezzi, devi continuamente lottare con lo stipendio e giocare di sottrazione: questo per la casa, questo per la macchina, questo per le spese fisse e io, cosa tengo per me? Cosa mi resta? Con cosa mi gratifico?

Altro che “cosa sarà…”

 

giannolo, 18.10.2011

 

da leggere con un chinotto, un ginger, qualcosa di amaro o un superalcolico, almeno per un po’ non ci si pensa…

E tu cosa ne pensi?